20/02/2011

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Oggi, 20 febbraio 2011, il nostro “Osservatorio” compie 10 anni. Per l’occasione, vogliamo offrire ai nostri gentili lettori un piccolo mazzo di fiori (recisi).

Peter Jakovlevic Ciaadaev (1793-1859?): “Qualsiasi sforzo mi faccia, trovo sempre qualche cosa fra me e la verità; e questo qualche cosa sono io stesso: la verità è celata a me da me stesso. Non c’è che un solo mezzo per giungere alla verità: cioè, eliminare se stessi. Mi sembra che non sarebbe male dirsi il più spesso possibile ciò che, come sapete, disse Diogene ad Alessandro: “Scostati, amico mio, che mi togli la luce del sole”” (cit. in B. Iakovenko: Filosofi russi – Saggio di storia della filosofia russa – La Voce, Firenze 1925, p. 16).

Nikolaj Gogol’ (1809-1852): “Come raffigurare gli uomini, senza prima sapere cos’è l’animo umano? Lo scrittore, se soltanto è dotato della forza creatrice per forgiare immagini proprie, deve innanzi tutto educare se stesso come uomo e cittadino della sua terra, e solo dopo afferrare la penna! Altrimenti sarà tutto a sproposito. Qual è il vantaggio di colpire chi è scellerato e vizioso, esponendolo allo sguardo di tutti, se non è chiaro in te stesso l’ideale dell’anima bella che gli si oppone? Come rappresentare i difetti e l’indegnità umana, senza chiedere a se stessi dov’è la dignità dell’uomo, e senza darsi una risposta almeno in parte soddisfacente? Come deridere le eccezioni, se ancora non conosci bene le regole di cui metti in luce le eccezioni? Questo significherebbe distruggere la vecchia casa prima di avere l’opportunità di costruirne una nuova. Ma l’arte non è distruzione. Nell’arte si celano i semi della creazione, e non della distruzione” (Dall’Italia. Autobiografia attraverso le lettere – Voland, Roma 1995, p. 206).

Lev Nikolaevič Tolstoj (1828-1910): “Compresi che quelle scienze [sperimentali] sono molto interessanti, molto attraenti, ma che esatte e chiare queste scienze non sono, se non in ragione inversamente proporzionale alla loro applicabilità alle questioni della vita: meno esse sono applicabili ai problemi della vita, tanto più sono esatte e chiare; quanto più tentano di dare soluzioni alle questioni della vita, tanto più diventano confuse e poco attraenti. Se ci volgiamo al settore delle scienze che tentano di dare una soluzione ai problemi della vita – e cioè la fisiologia, la psicologia, la biologia, la sociologia – riscontriamo in esse una povertà di pensiero sbalorditiva, una suprema indeterminatezza, una pretesa del tutto ingiustificata di risolvere questioni che non sono di loro competenza e continue contraddizioni di un pensatore con gli altri e perfino con se stesso. Se ci volgiamo al settore delle scienze che non si preoccupano della soluzione dei problemi della vita, ma che invece risolvono questioni scientifiche, specialistiche di loro competenza, rimaniamo ammirati della forza dell’intelletto umano, ma sappiamo in anticipo che risposte ai problemi della vita non ce ne saranno. Queste scienze ignorano addirittura il problema della vita. Esse dicono: Noi non abbiamo risposta alla domanda: “Chi sei tu e perché vivi?” e di questo non ci occupiamo” (Le confessioni – Rizzoli, Milano 1979, pp. 71-72).

Zinaida Nikolaevna Gippius (1869-1945): “Se le donne dedicassero la cura e le forze consacrate alla libertà “femminile” alla liberazione di tutta l’umanità, in questa lotta conquisterebbero anche la propria e non la riceverebbero dagli uomini, ma la otterrebbero al loro fianco” (Diari pietroburghesi – Voland, Roma 1999, p. 122).

Nikolaj Berdjaev (1874-1948): “Non è la donna emancipata e resa simile all’uomo, ma l’eterno femminino, che avrà un grande ruolo da svolgere nella storia futura” (Nuovo Medioevo – Fazi, Roma 2004, p. 105).

Jurij Mamleev (1931): “L’uomo comune è troppo ottuso per essere sensibile al mondo dello spirito e, per affermarsi, è costretto ad aggrapparsi al mondo esteriore e a ricercare il valore supremo in qualcosa di materiale o, ancor peggio, in qualche sciocchezza dell’intelletto, nel caso in cui l’uomo comune si appigli a un’idea” (Il quaderno di un individualista in V.Erofeev: I fiori del male russi. Antologia – Voland, Roma 2001, p. 39).

Di Lucio Russo
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