09/07/2013

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Narra Esopo: “Un cacciatore, che seguiva la pista di un leone, chiese a un taglialegna se ne avesse visto le tracce e se conoscesse la sua tana. “Posso mostrarti addirittura il leone in persona!” rispose l’interpellato. Ma il cacciatore, pallido per la paura e battendo i denti, ribatté: “Sto cercando solo la traccia, io, mica il leone!”” (Favole – Mondadori, Milano 1996, p. 101).
Ci è tornata alla mente questa favola leggendo un articolo, titolato: Il nuovo realismo cerca il suo Tommaso (Avvenire, 28/5/2013), nel quale Andrea Galli, riferendosi alla pubblicazione di una raccolta di saggi di “una nutrita serie di realisti convinti”, dal titolo: Perché essere realisti, una sfida filosofica (Mimesis), lamenta il fatto che alle varie filosofie novecentesche dell’anti-realismo e del relativismo, progenie di Kant, non si sia finora opposto che un realismo di stampo materialistico.
Così conclude infatti il suo articolo: “E se la scarsa attitudine metafisica del neo-realismo rischia di spingerlo verso il riduzionismo naturalistico di certa scienza, la riflessione di Lavazza [uno dei due curatori della raccolta, “studioso di vaglia di neuroscienze” e “pioniere in Italia della neuroetica” ] – che parte da un caso di studio, il realismo scientifico applicato al concetto di felicità – fa capire in quali strettoie deterministiche e materialistiche la presunta fuoriuscita dal relativismo potrebbe portare, se impostata su basi inadeguate”.
Se Galli, a differenza del cacciatore esopico, vuole davvero trovare il “leone”, sappia dunque che “il nuovo realismo” ha già trovato “il suo Tommaso” in Rudolf Steiner, e che la sua opera fondamentale, La filosofia della libertà, è la base adeguata per fuoriuscire dalla padella del relativismo (della irrealtà delle cose) senza cadere nella brace del materialismo (della irrealtà delle idee) o regredire, aggiungiamo noi, nelle vetuste sfere dell’ontologia o della metafisica.
Lo abbiamo detto e ripetuto: chi vuole superare il realismo ingenuo deve superare l’ingenuità, e non il realismo: deve ossia passare, in modo “scientifico-spirituale”, e non meramente “filosofico”, dal realismo delle cose (della materia) al realismo del pensare, dei concetti e delle idee (dello spirito).

Di Lucio Russo
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