22/11/2014

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In questi giorni, diversi giornali hanno dato risalto a quest’affermazione fatta da Umberto Veronesi nel suo libro Il mestiere dell’uomo (Einaudi, Torino 2014): “Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato la prova che Dio non esiste”.
Benché non ci facessimo illusioni, mai avremmo immaginato che un “uomo di scienza”, giunto alla soglia dei novant’anni, potesse fare un’affermazione di cotanta ingenuità (essendo semmai prove, quelle, ch’è l’Homo a non esistere).
Auschwitz e il cancro non sono “la prova che Dio non esiste”, bensì la prova che Dio non esiste così come se lo immagina o rappresenta, da materialista, Veronesi, e come pure se lo immaginano e rappresentano, diciamolo, molti “credenti”, cattolici e non cattolici.
(“Tu vuoi pensare “Dio”: / così parla l’anima di Goethe; / ti precipita questo volere / in contraddizione e confusione. / Pensa “divinamente”; / e Dio agirà in te: / tale Goethe intuì la soluzione / dell’enigma di Dio / e tale in vista d’essa sia il pensare / della scienza dello spirito” – R.Steiner: Aforismi e dediche – Antroposofica, Milano 2012, p. 135.)
Ricordate che cosa disse Nikita Kruscev nel 1961, dopo la prima grande impresa compiuta dalla Russia nello spazio? Disse: “Gagarin è volato nello spazio, ma non ha trovato nessun Dio”. E ricordate che cosa disse (agli amici, s’intende, e a bassissima voce) Gagarin? “Chi non ha mai incontrato Dio sulla Terra, non lo incontrerà neppure nello spazio”.
Si potrebbe dunque dire, parafrasando: “Chi non ha mai incontrato Dio nell’uomo, non lo incontrerà neppure pensando ad Auschwitz o al cancro”.
Auschwitz e il cancro sono infatti la prova che l’uomo è, ma non esiste come Homo (come Io), giacché la qualità della sua esistenza, a differenza di quella dei minerali, delle piante e degli animali, non dipende da quella della sua essenza, bensì dalla qualità o dal grado della coscienza della sua essenza: cioè, della sua autocoscienza.
Lo abbiamo detto e ridetto: l’uomo antico perveniva alla conoscenza di sé, muovendo dalla conoscenza di Dio, mentre l’uomo moderno dovrebbe pervenire alla conoscenza di Dio, muovendo dalla conoscenza di sé (di qui la necessità di un’antropo-sofia).
Ma quale conoscenza di sé può dargli il materialismo? Può dargli conoscenza di ciò che ha e perirà (il corpo fisico), ma non di ciò che è e non perirà (lo spirito).
Nessuna meraviglia, dunque, che un uomo che non sappia nulla di sé, non sappia nulla di Dio: in specie di quel Dio, l’Ecce Homo, che s’incontra, come disse Gagarin, “sulla Terra”, poiché “si è fatto carne” e inabita l’Io di ogni essere umano.

Di Lucio Russo
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