19/03/2004

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Il 13 marzo scorso, Piero Angela, denunciato per “diffamazione a mezzo stampa” a causa di alcuni giudizi espressi sulla medicina omeopatica nel corso di un servizio di Super Quark del 2001, è stato pienamente assolto, dal Tribunale di Catania, “perché il fatto non costituisce reato”.
Parrà forse strano, ma la cosa ci fa piacere. Non è nelle aule dei Tribunali, cioè a dire sul piano giuridico, che vanno infatti affrontate e risolte questioni di ordine scientifico o culturale.
Nel servizio contestato si affermava che “l’omeopatia non è una cosa seria”, che “il rischio di curarsi con tale medicina non convenzionale è molto grande per i pazienti che hanno malattie gravi e soprattutto progressive”, che “i benefici presenti dell’omeopatia sono dovuti all’effetto placebo, cioè a sostanze che non contengono alcun principio attivo, definite anche “acqua fresca”” e che “spesso il beneficio è del tutto psicologico e ipotetico e c’è il rischio che vengano somministrati pseudo farmaci dei quali non si conosce il contenuto e che possono provocare anche reazioni allergiche” (Sal/Rs/Adnkronos).
Benissimo, e allora? Si teme forse che queste parole abbiano la meglio sui fatti ? I sempre più numerosi pazienti che si rivolgono alla medicina omeopatica o a quella antroposofica non stanno già a dimostrare che le persone sono molto più accorte di coloro che si affannano a fare siffatti discorsi? E che i benefici ottenuti da ognuno di essi valgono, agli occhi degli altri, più di mille prediche?
La sola cosa che stupisce, in verità, è come facciano i loro autori a non rendersi conto di esporsi così allo scherno di quanti, per propria o altrui esperienza , conoscono i pregi e i limiti di tali medicine.
Si diceva, una volta: “Provare per credere”. Ebbene, gli attuali membri della cosiddetta “comunità scientifica”, e i loro portavoce della stampa, vorrebbero viceversa convincerci a credere per non provare.
Come perciò non ricordare, ancora una volta, quanto ha scritto Federico Di Trocchio (docente di Storia della Scienza all’università di Lecce)?
La comunità scientifica – ha scritto – è spesso “ottusamente conformista: non solo non riesce a pensare in modo diverso, ma disapprova ed espelle chi tenta di farlo (…) L’aspetto più impressionante rimane però l’analogia tra l’atteggiamento acritico e poco democratico della comunità scientifica nei confronti dei dissidenti e quello adottato a suo tempo dai teologi contro gli eretici (…) Oggi l’intolleranza della scienza si è sostituita a quella della religione” (F.Di Trocchio: Il genio incompreso – Mondadori, Milano 1998, pp.4,5,6).

Di Lucio Russo
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