28/08/2004

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S’immagini un giovane datore di lavoro che, per fare una reprimenda a un proprio dipendente, si serva dello stesso cellulare con il quale telefona abitualmente alla fidanzata per dei piacevoli e dolci scambi di affettuosità.
Ebbene, noi poveri di spirito penseremmo che, pur essendo uguale il mezzo, la qualità e il contenuto della telefonata al dipendente non abbiano nulla a che fare con quelli delle telefonate alla fidanzata, e viceversa.
Ma non è così. Il Corriere della sera (27 agosto 2004), in un articolo titolato: Svelato il segreto del rimprovero “Fa nascere il piacere nel cervello” (e sottotitolato: Gli scienziati svizzeri: “Sgridare solletica le cellule cerebrali del divertimento”), rende infatti noto che Dominique de Quervain, “serissimo studioso dell’università di Zurigo”, è convinto di aver dimostrato (grazie all’uso della tomografia ad emissione di positroni) che “fare un rimprovero riempie di soddisfazione” in quanto, durante il rimprovero, si attiva lo “striato dorsale”: ovvero, “quell’area del cervello associata alla soddisfazione e al divertimento”.
Ci assale però un dubbio: se tanto nel caso del piacere e del divertimento quanto in quello del rimprovero è attivo lo “striato dorsale”, non sarà allora che come il rimprovero fa nascere nel cervello il piacere e il divertimento così il piacere e il divertimento fanno nascere nel cervello il rimprovero? E che quindi, nella vita, non si possa che essere sadici e/o masochisti?
O non sarà, piuttosto, che Dio, ai “sapienti” che si perdono “nelle loro vane elucubrazioni” (Cor 1,21), ha dato “uno spirito di torpore”: vale a dire, “occhi per non vedere” e “orecchi per non intendere” (Cor 11,8)?

Di Lucio Russo
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