“Peso el tacòn del buso”

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Parlando degli uomini moderni, Steiner così dice: “La forza del sole spirituale getta i suoi bagliori sulle loro anime, il Cristo opera; ma essi non possono ancora accorgersene. La forza dell’anima cosciente domina nel corpo, ma essa non può ancora penetrare nell’anima” (2). In queste condizioni, gli uomini riescono “a tenere l’intellettualità soltanto nell’ambito del corpo, e in esso soltanto nei sensi”; accolgono quindi, della natura, soltanto ciò che proviene dai sensi (per pensarlo materialmente) e, dello spirito, soltanto ciò che proviene dal passato (dalla tradizione) (3).
Ce ne dà (suo malgrado) conferma Armando Torno, scrivendo: “Gli incontri e le manifestazioni di “BergamoScienza” che si aprono oggi con l’intervento di due Nobel nell’ex chiesa di Sant’Agostino in Città Alta, sono un’iniziativa di rilievo per il sapere scientifico, ma soprattutto riflettono una tendenza. Che si può riassumere così: tra la Chiesa e gli uomini di scienza è cominciato un nuovo dialogo. Qualcosa non prevedibile sino a pochi anni fa, anzi si credeva che i due mondi fossero destinati ad allontanarsi sempre più”.
Sempre Torno ricorda, ad esempio, che Giovanni Paolo II (nella Fides et ratio, del 1998) ha scritto che Dio “garantisce l’intelligibilità e la ragionevolezza dell’ordine naturale delle cose su cui gli scienziati si appoggiano fiduciosi”, e che il fisico e filosofo inglese Paul Davies (nel suo Science and Religion, del 2000) ha affermato che nel nuovo millennio, “dominato da formidabili progressi scientifici e tecnologici”, “il bisogno di una guida spirituale sarà più forte che mai” poiché la scienza, da sola, non può “provvedere adeguatamente ai nostri bisogni spirituali”, così come ogni “religione che rifiuti di abbracciare le scoperte scientifiche difficilmente sopravviverà nel XXII secolo” (4).
La scienza prova dunque a colmare il proprio vuoto etico con l’insegnamento della Chiesa, mentre la Chiesa prova a colmare il proprio vuoto noetico con l’insegnamento della scienza. Il che vuol dire appunto che la scienza (attuale), sapendo gestire l’anima cosciente solo nell’ambito della realtà sensibile, per ciò che riguarda quella animico-spirituale cerca di ricorrere all’anima razionale o affettiva (pre-moderna), mentre la Chiesa, sapendo gestire la realtà animico-spirituale solo nell’ambito dell’anima razionale o affettiva, per ciò che riguarda quella sensibile cerca di ricorrere all’anima cosciente (moderna).
Ciò però si verifica soltanto perchè il materialismo della scienza non sa o non vuole farsi spirituale e lo spiritualismo della Chiesa non sa o non vuole farsi scientifico.
Dice Davies che la scienza, da sola, non può “provvedere adeguatamente ai nostri bisogni spirituali”: ma in realtà è solo “questa” scienza (ipotecata appunto dal materialismo), e non “la” scienza, che non può provvedervi.
Per quanto concerne invece la Chiesa, il medesimo quotidiano riporta il seguente appello del Papa alla Commissione teologica internazionale (presieduta dal cardinale Ratzinger): “Teologi, studiate la sorte dei morti senza battesimo” (il “limbo”, o più esattamente il limbus puerorum, presente nel catechismo di Pio X, non appare infatti più in quello di Giovanni Paolo II) (5).
Ebbene, qualcuno crede forse che i teologi che raccoglieranno questo appello si daranno a studiare “la sorte dei morti senza battesimo” osservando “sul campo” e in modo scientifico-spirituale (nel solo modo, cioè, in cui l’anima cosciente può approcciare la realtà extrasensibile) cosa accade di fatto a tali defunti? Macché, si metteranno piuttosto a studiarla “a tavolino” e in modo dottrinario, compulsando (nello stile dell’anima razionale o affettiva) le Scritture e gli innumerevoli testi teologici e filosofici di cui si nutre il magistero della Chiesa. Cos’altro potrebbero fare, d’altronde, dal momento che l’odierna scienza materialistica, convinta com’è che tutto finisce con la morte del corpo, non ha nulla da dire al riguardo? Certo, potrebbero opporre a questa scienza materialistica una libera scienza spirituale; ciò li costringerebbe però a rivedere il rapporto tra la verità e la libertà, e a rimettere così in discussione la guida autoritativa della Chiesa. La verità, – dichiarano infatti Karl Rahner ed Herbert Vorgrimler – “corrispondentemente alla incarnazione della Parola, è a lui (all’uomo – nda) presentata nella parola del rappresentante autorizzato della Chiesa, nella tradizione storica e con una assoluta esigenza di fede” (6).
Ci si potrebbe tuttavia domandare: se Dio – come dice il Papa – “garantisce l’intelligibilità e la ragionevolezza dell’ordine naturale delle cose su cui gli scienziati si appoggiano fiduciosi”, perché gli stessi non dovrebbero potersi allora appoggiare in maniera altrettanto libera e fiduciosa sulla “intelligibilità e la ragionevolezza” dell’ordine animico-spirituale “delle cose” pure garantito , sebbene a un diverso e superiore livello, da Dio?

Note:

01) detto veneto: “Peggio la toppa del buco”;
02) R.Steiner: Massime antroposofiche – Antroposofica, Milano 1969, p.134;
03) ibid., p. 136;
04) Corriere della Sera, 8 ottobre 2004;
05) Il primo è del 1904, il secondo del 1992;
06) K.Rahner-H.Vorgrimler: Dizionario di teologia – TEA, Milano 1998, pp.361-362.

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Di Francesco Giorgi
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