21/10/2006

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Immaginiamo questa situazione: Tizio dice a Caio che gli regalerà 20 dollari solo a patto che ne doni, a sua discrezione, una parte a Sempronio, e che questi l’accetti. Caio offre allora a Sempronio 2 dollari, ma Sempronio, considerato che la cifra è inferiore a quella di Caio, rifiuta il regalo, senza farsi scrupolo del fatto che, così agendo, impedisce a quest’ultimo di ricevere il suo.
E ora immaginiamo quest’altra: Tizio dice a Caio che gli regalerà 20 dollari solo a patto che ne doni, a sua discrezione, una parte a Sempronio, e che questi l’accetti. Caio offre allora a Sempronio 2 dollari, e Sempronio, in ossequio al principio secondo il quale “a caval donato non si guarda in bocca”, accetta il regalo, consentendo così a Caio di ricevere il suo.
Che ne dite? Trattandosi di una regalìa (e non magari del frutto di un lavoro svolto in comune), è più giusto e morale il comportamento del Sempronio che, fatti i conti, la rifiuta, o quello del Sempronio che, senza farli, l’accetta?
Sulla base del “test” che ci siamo figurati (chiamato: “ultimatum game”), alcuni ricercatori dell’Università di Zurigo, guidati da Ernst Fehr, non hanno al riguardo alcun dubbio. Per loro, è giusto e morale (e non malevolo e invidioso) il comportamento del Sempronio che la rifiuta, ed è ingiusto e immorale (e non benevolo e grato) quello del Sempronio che l’accetta.
E perché mai? Ce lo spiega Mario Galvani (in un articolo titolato: “Strano, ma siamo gli unici ad avere il senso della giustizia”): perché “il senso di giustizia, esclusivo della razza umana, è il frutto del funzionamento di una precisa area cerebrale: l’area dorsolaterale della corteccia pre-frontale (DLPFC)”: tant’è ch’è solo “disinnescando” temporaneamente l’attività di tale area, “attraverso una tecnica chiamata Tms (transcranial magnetic stimulation)”, che il comportamento del primo Sempronio si muta in quello del secondo.
“Con questo studio – dice Herb Gintis, economista presso l’università del Massachussett – abbiamo messo in luce per la prima volta la regione del cervello legata al concetto di moralità, prerogativa esclusiva dell’uomo” (Libero, 11 ottobre 2006).
Non ci resta dunque che attendere che venga messa in luce “la regione del cervello legata al concetto” di ridicolo, “prerogativa esclusiva dell’uomo”, e di stare a vedere ciò che accade allorché viene disinnescata, in modo naturale o artificiale, la sua attività.

Di Lucio Russo
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