31/10/2006

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C’è molto piaciuto l’ultimo libro di Giampaolo Pansa, La grande bugia (Sperling & Kupfer, Milano 2006), vuoi perché ci ha in parte ricordato il Vivere senza menzogna di Aleksandr Solženicyn (Mondadori, Milano 1974), vuoi perché rende un coraggioso servizio alla verità e, soprattutto, alla piĕtās.
Alessandro Gnocchi ci fa però sapere che La grande bugia, secondo Sergio Luzzatto (il “signor Ghigliottina” del libro di Pansa), piace soltanto agli “ignoranti”, “al ventre molle dell’Italia ignava”, a chi “non sa distinguere fra chi ha credito scientifico e chi non ce l’ha” e agli “ex del fascio e di Salò” (Libero, 21 ottobre 2006).
Non potendoci annoverare (se non altro, per ragioni anagrafiche) tra gli “ex del fascio e di Salò”, né (presumiamo) tra gli “ignoranti” o tra coloro che non sanno distinguere “fra chi ha credito scientifico e chi non ce l’ha”, cioè a dire tra chi è animato da spirito scientifico e chi non lo è (cfr. Pedanteria e amore, 26 ottobre 2003), non ci resta dunque che includerci, in quanto oltretutto partecipi – come dice ancora Luzzatto – del “piagnisteo sul sangue dei vinti”, tra gli italiani “ignavi” e dal “ventre molle”.
In quanto “ignavi”, dovrebbe attenderci, dopo la morte, la sorte prevista (da Dante) per tutti quelli “che visser sanza infamia e sanza lode”. Il che di certo c’inquieterebbe, se non ci confortasse la consapevolezza che giudizi del genere vengono per lo più formulati da quanti, già durante la vita, corrono appresso a un vessillo, a un’insegna o a una bandiera, violentemente punti, non – come immagina il poeta – da mosconi e da vespe, bensì dai demòni del pregiudizio, della partigianeria o della faziosità.
Quella che più c’intriga, tuttavia, è la storia del “ventre molle”. Non è infatti normale e sano che il ventre sia caldo e “molle”? O si vorrebbe che fosse invece freddo e duro, come il cervello di molti odierni intellettuali? E non avverte forse Steiner che intento delle forze arimaniche (delle forze dell’odio e della menzogna) è appunto quello d’impadronirsi del sistema neuro-sensoriale, al fine di estenderne l’attività a tutto l’organismo e di trasformare così l’uomo in un essere “tutto d’un pezzo”, in un robot o in una gelida macchina neuronica?

Di Lucio Russo
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