06/06/2007

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Consideriamo queste affermazioni di Goethe:
a) “i sensi non ingannano; inganna il giudizio” (J.W.Goethe: Massime e riflessioni – TEA, Roma 1988, p. 227);
b) “per se stesso e in quanto si serve dei suoi sensi integri l’uomo è il maggiore e il più preciso strumento di fisica che possa esistere” (ibid., p. 160);
c) “oggi c’è un brutto modo di essere astrusi nelle scienze: ci si allontana dal buonsenso senza scoprire un senso superiore, si trascende, si fantastica, si teme la visione viva, e quando infine si vuole e si deve tornare alla pratica, si diventa a un tratto atomistici e meccanici” (ibid., p. 233);
d) “l’ideale sarebbe capire che ogni elemento reale è già teoria” (ibid., p. 137).
Consideriamo poi le seguenti parole di Lucio Russo:
“la via indicata da Steiner viene detta la “via del pensiero”. Tuttavia, alla luce di quanto abbiamo appena letto, potrebbe essere anche detta la “via della percezione”. Asserire – come fa Goethe – che il fenomeno è già teoria, equivale infatti ad asserire che il percetto è già concetto (…) Nella medesima misura in cui ci si allontana dalla percezione sensibile ci si allontana pertanto anche dal concetto o, il che è lo stesso, dalla percezione spirituale. Chi si allontana, sia dalla percezione sensibile, sia da quella spirituale, si allontana dunque dalla realtà, finendo fatalmente con lo smarrirsi in quelle astrazioni di cui sono assai ghiotte le forze ostacolatrici” (Le opere scientifiche di Goethe (48)).
E consideriamo infine, alla luce di ciò, quanto affermato, nel corso di un’intervista rilasciata al mensile di divulgazione scientifica Newton, dallo scrittore e scienziato inglese Sir Arthur C.Clarke (autore, insieme a Stanley Kubrick, del celebre film: 2001, Odissea nello spazio): “Nel 2090 raggiungeremo l’immortalità elettronica. Il traguardo ultimo dei dispositivi input-output sarà la possibilità di scavalcare tutti i sensi dell’organismo umano (grassetto nostro) e inviare segnali direttamente nel cervello. Come ciò si possa fare con esattezza lo lascio ai biotecnologi; per parte mia, in 3001, Odissea finale ho descritto il braincap (una calotta da collocare sulla testa che fa appunto da interfaccia tra il cervello e un computer” (Libero, 2 marzo 2007).

Di Lucio Russo
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