Massime antroposofiche
115/116/117 – 3°

M

Mercé il giusto atteggiamento di fronte al Cristo, l’uomo potrà sperimentare, in una relazione vivente dell’anima col Cristo, quello che altrimenti potrebbe ricevere soltanto come rivelazione religiosa tradizionale (quale lascito, si potrebbe dire, degli antichi veggenti ed udenti ai moderni non-veggenti e non-udenti). Sperimenterà il mondo interiore dell’anima come illuminato dallo spirito, così come gli apparirà portato dallo spirito il mondo esteriore della natura” (p. 93).

Abbiamo infatti ricordato: a) che Lucifero media tra noi e la conoscenza della nostra interiorità, mentre Arimane media tra noi e la conoscenza del mondo esterno; b) che se vogliamo sperimentare “il mondo interiore dell’anima come illuminato dallo spirito”, dobbiamo porre il Cristo al posto di Lucifero; c) che se vogliamo vedere “portato dallo spirito il mondo esteriore della natura”, dobbiamo raccordare o integrare l’ordinaria mediazione di Arimane con quella immaginativa di Michele (veicolo degli eteri della vita e del suono perduti a causa della caduta, ma che qui chiameremo, per comodità, il novello e vivo “effetto operante”).

Se l’uomo volesse aver nozione della propria entità soprasensibile senza l’unione con l’entità del Cristo, ciò lo toglierebbe dalla propria realtà per condurlo in quella arimanica. Cristo porta in sé gli impulsi avvenire dell’umanità in modo cosmicamente giustificato. Unirsi con Lui vuol dire per l’anima umana accogliere in sé in modo cosmicamente giustificato i propri germi avvenire. Appartengono invece alla sfera arimanica altri esseri i quali, già presentemente, mostrano configurazioni che cosmicamente saranno giustificate per l’uomo soltanto in avvenire. Unirsi nel giusto modo col Cristo vuol anche dire preservarsi nel giusto modo dall’elemento arimanico” (p. 93).

Abbiamo distinto l’Arimane “mediatore” dall’Arimane “ostacolatore”, aggiungendo che l’azione di quest’ultimo non solo fissa o congela la coscienza ordinaria, ma apre pure le porte a potenze ancor più temibili della sua, in quanto appartenenti al sub-Devachan superiore.
E come può farlo? E’ presto detto: anticipando il futuro (mostrando “configurazioni che cosmicamente saranno giustificate per l’uomo soltanto in avvenire”); non portando cioè coscientemente il futuro, attraverso il presente, incontro al passato, avendo cura che lo sviluppo qualitativo dell’intelletto proceda di pari passo con quello della moralità, ma portando incoscientemente il futuro incontro a un presente avulso dal suo vero passato, avendo cura che lo sviluppo quantitativo dell’intelletto sopravanzi quello della moralità.
Ascoltate, a quest’ultimo proposito, quanto scrive Hegel: “Il numero è un oggetto immateriale, e l’occuparsi del numero e delle sue combinazioni è una occupazione immateriale. Lo spirito vien quindi da cotesta occupazione obbligato alla riflessione in sé e ad un lavoro astratto, il che ha una importanza grande, ma però unilaterale. Perocché dall’altra parte, siccome al numero sta in fondo soltanto la differenza estrinseca, priva di pensiero, così quell’occupazione diventa una occupazione priva di pensiero, meccanica. Lo sforzo consiste soprattutto nel fissare ciò ch’è vuoto di concetto, e nel combinarlo in una maniera vuota di concetto. Il contenuto è il vacuo Uno; la sostanza solida della vita morale e spirituale e delle sue configurazioni individuali (sostanza colla quale, come col più nobile nutrimento, l’educazione ha da allevare lo spirito della gioventù), dovrebb’esser cacciata via dall’Uno privo di contenuto; l’effetto (quando a quegli esercizi si attribuisca l’importanza maggiore e se ne faccia l’occupazione principale) non può esser altro, che quello di vuotare e ottundere lo spirito così dal lato della forma come da quello del contenuto. Poiché il calcolare è una faccenda così estrinseca, epperò meccanica, si son potute costruir macchine, che compiono nella maniera più perfetta le operazioni aritmetiche. Quando intorno alla natura del calcolare non si conoscesse che questa sola circostanza, vi sarebbe in essa abbastanza per decidersi, che cosa si debba pensare di quell’idea di far del calcolo il principal mezzo di educazione dello spirito, mettendo questo alla tortura di perfezionarsi fino a diventare una macchina” (26).
In parole povere, agire come fa Arimane equivale a mettere alla portata dei bambini ciò che dovrebbe esserne tenuto viceversa lontano (mettere alla portata dell’ego, ad esempio, l’energia nucleare).
Teniamo comunque presente, dicendo questo, la seguente raccomandazione di Steiner: “L’imprecare contro Arimane, anche se suona tanto santo, mi si scusi l’espressione, è solo una sciocchezza. Non si può infatti evitare di dover vivere con Arimane. Occorre solo vivere con lui nel modo giusto e non farsi da lui dominare (…) Arimane e Lucifero hanno il massimo potere sull’essere umano quando questi non sappia nulla di loro, quando possano agire su di lui, senza che egli lo sappia” (27).
Quella di Arimane, in sostanza, è una cieca “fuga in avanti”: una fuga che dà modo a molti di sbizzarrirsi con la “fantascienza” o con la “futurologia”.
Fatto sta, però, che occorre molta più immaginazione per “immaginare” il reale, che racchiude e custodisce nel profondo i germi del futuro, che non per “fantasticare” a piacere sul post-moderno o su ciò che sta dietro l’angolo.
Teniamo anche presente che l’ansia ha uno stretto legame con il futuro. Quanti sono ipotecati maggiormente dal futuro cadono infatti facilmente in preda all’ansia, alla paura se non addirittura al panico, mentre quanti sono ipotecati maggiormente dal passato sono generalmente in preda agli scrupoli, ai rimorsi o ai sensi di colpa.
Essendo il passato (quale corrente temporale che va verso il futuro, muovendo dal corpo eterico) e il futuro (quale corrente temporale che va verso il passato, muovendo dal corpo astrale) (28) delle realtà, dobbiamo sforzarci di metterli in un sano rapporto con il presente, così che Lucifero non ci renda schiavi del primo e Arimane del secondo.

Chi severamente richiede che le rivelazioni della fede siano preservate da ogni ingerenza della conoscenza umana, è spinto dall’inconscia paura che l’uomo, per tal via, possa cadere sotto gli influssi arimanici. Bisogna comprenderlo; ma bisognerebbe anche comprendere che è proprio ad onore ed a vero riconoscimento del Cristo, se all’unione col Cristo viene attribuito il fluire, pieno di grazia, dello spirito nell’anima umana” (p. 93).

Si cade “sotto gli influssi arimanici” quando si dichiara, ad esempio, che i vivi sono morti (per poter espiantar loro gli organi) o che gli embrioni non sono esseri umani (per poterne utilizzare le cellule staminali).
Come non comprendere, quindi, quanti si oppongono, in nome delle “rivelazioni della fede”, a queste aberrazioni della scienza materialistica?
Per quale ragione, però, limitarsi a contrastarle (peraltro con sempre minore efficacia) in nome della fede, e non, “ad onore ed a vero riconoscimento del Cristo”, di una scienza spirituale? Per quale ragione, ossia, lasciare la scienza nelle grinfie di Arimane, e non, sempre “ad onore ed a vero riconoscimento del Cristo”, liberarla e redimerla?
Per quale ragione, insomma, affidare il compito di “dimostrare” che i vivi sono vivi, e non morti (29), o che gli embrioni sono esseri umani, e non dei “riccioli di materia” (Lidia Ravera), all’etica (ai comitati etici), e non, in primo luogo, a una rinnovata e umana noetica?
Nel “mistero drammatico” La prova dell’anima, Maria così dice ad Arimane: “C’è solo una regione del mondo dello spirito / dove si può temprare la spada / alla cui vista tu devi sparire. / E’ il regno in cui le anime umane / si forgiano conoscenza con le forze dell’intelletto / e la trasformano in saggezza spirituale” (30).

In avvenire potranno così stare accanto l’una all’altra l’esperienza di Michele e l’esperienza del Cristo. In tal modo l’uomo troverà in libertà la sua giusta via fra il traviamento luciferico nelle illusioni del pensiero e della vita, e la seduzione arimanica nelle strutture dell’avvenire atte a soddisfare il suo orgoglio, ma oggi non ancora atte ad essere sue.
Cadere in illusioni luciferiche vuol dire non diventare pienamente uomo, non voler procedere fino alla tappa della libertà, ma volersi fermare prematuramente, come uomo-dio, a un gradino troppo precoce dell’evoluzione. Cadere nelle seduzioni arimaniche vuol dire non voler aspettare il giusto momento cosmico per sviluppare un dato grado di umanità, ma volerlo anticipare.
Michele-Cristo sarà in avvenire la parola direttiva scritta all’inizio della via per la quale, in modo cosmicamente giusto, l’uomo potrà passare fra le potenze luciferiche e quelle arimaniche, per giungere alla sua mèta universale
” (pp. 93-94).

Dice Steiner: “Cadere in illusioni luciferiche, vuol dire non diventare pienamente uomo, non voler procedere fino alla tappa della libertà, ma volersi fermare prematuramente, come uomo-dio, a un gradino troppo precoce dell’evoluzione”.
Abbiamo già detto della differenza tra il Puer aeternus (spirituale) e l’aeternus puer (psichico). Da che cosa è affetto, in sostanza, l’aeternus puer? E’ presto detto: da una sorta d’infantilismo animico-spirituale.
Per questo teme la modernità, la libertà e l’indipendenza del giudizio e dell’azione: in una parola, il male (nonostante il Cristo-Gesù dica: “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori” – Mt 9,13).
Il male, lo abbiamo detto, va affrontato, e non fuggito, andandosi magari a riparare sotto l’ala di uno dei tanti “gruppi” o “collettivi” laici o religiosi.
“In tal modo – dice ancora Steiner – l’uomo troverà in libertà la sua giusta via fra il traviamento luciferico nelle illusioni del pensiero e della vita, e la seduzione arimanica nelle strutture dell’avvenire atte a soddisfare il suo orgoglio, ma oggi non ancora atte ad essere sue”.
Non so se sapete che Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini (che dichiarava, guarda caso, di essere nato con “la malattia della grandezza”) fondarono, nel 1903, la rivista Leonardo allo scopo di dare così voce ai “liberi pensatori”. Una cosa, tuttavia, è il narcisismo o l’orgoglio dei “liberi pensatori”, altra la forza dei “pensatori liberi” (dai sensi), giacché questi possono divenire tali solo se seguono la via di Michele.
Stiamo perciò attenti a non farci incantare da queste sirene, né da quelle, per dirne un’altra, degli odierni “libertari”, seguaci della cosiddetta “filosofia del disincanto” (31).
Si tratta infatti di individui consciamente disincantati rispetto a quanto proviene (lucifericamente) dal passato in forma metafisica, ma inconsciamente incantati rispetto a quanto proviene (arimanicamente) dal presente (e dal futuro) in forma fisica (tecno-scientifica).
Dice ancora Steiner che “Michele-Cristo sarà in avvenire la parola direttiva scritta all’inizio della via per la quale, in modo cosmicamente giusto, l’uomo potrà passare fra le potenze luciferiche e quelle arimaniche, per giungere alla sua mèta universale”.
Il nostro procedere somiglia, in effetti, a quello degli equilibristi: per raggiungere la nostra meta camminiamo anche noi come su un filo, spostandoci verso destra quando stiamo per cadere a sinistra e spostandoci verso sinistra quando stiamo per cadere a destra.
Ricordo, in proposito, che Scaligero, al termine di uno dei nostri primi incontri, mi regalò il suo Dallo Yoga alla Rosacroce (32). Rimasi particolarmente colpito dal capitolo dedicato alle “Deità ostacolatrici”, giacché mi permise di capire che il parlare, come in genere si fa (e come ha fatto anche Sartre), “del diavolo e del buon Dio” costituisce un’illusione e un inganno, dal momento che abbiamo in realtà a che fare con una triade, e non con una diade; non solo, ma mi permise anche di capire che quanti fanno propria la diade, o vedono Arimane come “diavolo” (modernista), in quanto l’osservano dal punto di vista di Lucifero (che scambiano per il “buon Dio”), o vedono Lucifero come “diavolo” (tradizionalista), in quanto l’osservano dal punto di vista di Arimane (che scambiano per il “buon Dio”).
Quale punto di vista dovremmo dunque adottare per vedere entrambi i “diavoli”? E’ ovvio: quello del “buon Dio”. E qual è il punto di vista del “buon Dio”? Non è difficile: quello dell’Io.
Tenetelo ben presente, poiché è proprio con l’esercitarsi a osservare e meditare le opposte caratteristiche di Lucifero e Arimane, che si arriva a collocarsi in una terza posizione: in quella appunto dell’Io e del Cristo che lo inabita.

Domanda: Un mio amico cattolico, col quale mi capita ogni tanto di discutere, dice di non poter accettare l’antroposofia perché è una gnosi.
Risposta: Devi capirlo. Il Dizionario di Teologia di Karl Rahner ed Herbert Vorgrimler, alla voce “Antroposofia”, rimanda infatti alle voci “Gnosi” e “Intuizione” (33). Ma l’antroposofia è una “gnosi” perché è una “via del pensiero” o una “scienza”, e non perché abbia a che fare – come non solo i cattolici credono – con l’antico gnosticismo.
E’ una posizione che va rispettata, ma con la quale è inutile entrare in discussione. Di che cosa si potrebbe infatti discutere con chi dichiara, come ha fatto ad esempio un cattolico tradizionalista, che “o si vive come si pensa, e si pensa come si crede, o allora si crede come si pensa e si pensa come si vive” (34), mostrando così di non prendere nemmeno in considerazione che si possa anche credere e vivere come si pensa?
Dichiarazioni del genere non sono, in realtà, che “razionalizzazioni” dell’inconscio timore di “procedere fino alla tappa della libertà” (“Le idee coscienti debbono spesso la loro origine solo alla circostanza che gli uomini non hanno la forza spirituale di riconoscere veramente ciò che avviene in loro”) (35).
Sai che cosa mi disse una volta Scaligero? “Io do ragione a tutti”. Me lo disse perché tutti, dal loro punto di vista, hanno ragione, mentre non tutti, dal punto di vista della realtà, ce l’hanno.
Vedi, se il punto di vista coincide con quello della realtà, non c’è motivo di discutere; se non vi coincide, sarà la realtà stessa a metterlo prima o poi in discussione.

Passiamo adesso alle massime.

115) “L’uomo percorre il suo cammino nel cosmo in modo che la visione del passato gli possa essere falsata da impulsi luciferici, e che nel presagio del futuro egli possa essere ingannato da seduzioni arimaniche”.

Non possiamo sapere dove dobbiamo andare, se non sappiamo da dove veniamo. Per questo, Lucifero falsa la nostra visione del passato e Arimane c’inganna nel presagio del futuro.
Pensate a quelle storie in cui si racconta di un bambino, figlio di re, che, rapito in fasce dai briganti e da loro allevato, è convinto di essere un brigante figlio di briganti (come succede ad esempio a Manrico, Il Trovatore di Verdi).
Ebbene, che cosa accade – come sempre capita in queste storie – allorché al bambino, divenuto ormai uomo, viene rivelata, in un modo o nell’altro, la sua vera origine? Lo sappiamo: che la coscienza della sua vera origine (del suo vero passato) gli dà coscienza della sua vera identità, e che la coscienza della sua vera identità gli dà coscienza del suo compito (del suo futuro): ch’è appunto quello di riconquistare il trono, scacciandone l’usurpatore.
Che cosa c’insegna dunque questa storia (ch’è in realtà la storia di ciascuno di noi)? Che dobbiamo andare incontro al futuro non alla cieca, bensì col fermo proposito di riappropriarci di un bene perduto (nel passato).
So che qualcuno lamenta il fatto che Steiner parli più del passato che non del futuro dell’umanità. Credo che questo sia vero, anche se non ho mai tenuto una contabilità del genere. La cosa comunque non mi meraviglia, perché è solo conoscendo il nostro vero passato che potremo liberamente indirizzare il nostro presente verso il nostro vero, sano e santo futuro.
E’ proprio per questo, d’altronde, che ci viene insegnato un giorno sì e l’altro pure che, se non siamo “macchine”, siamo allora degli “psicozoi”, degli “scimmioni intelligenti” o degli “scimmioni giocherelloni”.

116) “Di fronte ai falsamenti luciferici l’uomo assume la giusta posizione se compenetra il suo intendimento per la conoscenza e la vita con l’entità e la missione di Michele”.

117) “Con ciò stesso però l’uomo si preserva anche dalle seduzioni arimaniche, poiché la via spirituale che Michele lo stimola a seguire nella natura esteriore, lo porta a collocarsi giustamente di fronte all’elemento arimanico, facendogli trovare la giusta esperienza col Cristo”.

Ogni volta che si supera Lucifero si supera anche Arimane, giacché questo può agire soltanto se agisce quello.
Ciò vuol dire che ogni volta che ci conquistiamo uno spazio di libertà rispetto a Lucifero, ce ne conquistiamo uno anche rispetto ad Arimane.

Note:

1) J.W.Goethe: Cento poesie – Einaudi, Torino 2011, p. 73;
2) F.W.J.Schelling: Dell’Io come principio della filosofia – Cronopio, Napoli 1991, p. 23;
3) R.Steiner: Storia occulta – Antroposofica, Milano 1972, pp. 102-103;
4) R.Steiner: La posizione dell’antroposofia nei confronti della filosofia – Antroposofica, Milano 2012, p. 94;
5) G.W.F.Hegel: Propedeutica filosofica – La Nuova Italia, Firenze 1977, pp. 89-90;
6) R.Steiner: Conoscenza vivente della natura – Antroposofica, Milano 1993, p. 131;
7) R.Steiner: I punti essenziali della questione sociale – Antroposofica, Milano 1999, p. 265;
8) R.Steiner: Il Cristianesimo esoterico e la guida spirituale dell’umanità – Antroposofica, Milano 2010, p. 174;
9) cfr. R.Steiner: L’iniziazione – Antroposofica, Milano 1971;
10) cfr. Pensare la triarticolazione, 11 novembre 2002;
11) R.Steiner: Impulsi evolutivi interiori dell’umanità. Goethe e la crisi del secolo diciannovesimo – Antroposofica, Milano 1976, p. 216;
12) R.Steiner: La filosofia della libertà – Antroposofica, Milano 1966, p. 230;
13) R.Steiner: Il divenire dell’uomo – Antroposofica, Milano 2007, p. 197;
14) R.Steiner: Conoscenza vivente della natura, p. 126;
15) R.Steiner: Enigmi dell’essere umano – Antroposofica, Milano 2006, pp. 32-33;
16) R.Steiner: La mia vita – Antroposofica, Milano 1992, p. 334;
17) R.Steiner: Natura e uomo secondo la scienza dello spirito – Antroposofica, Milano 2008, pp. 158-159;
18) cit. in Antroposofia e protezione dell’animale – Uomo e animale fratelli nell’evoluzione: intervista di Heidi Weber al dott. Werner Hartinger – Novalis, Milano 2001, p. 31;
19) R.Steiner: La missione di Michele – Antroposofica, Milano 1981, p. 183;
20) R.Steiner: Il Vangelo di Marco – Antroposofica, Milano 1993, p. 88;
21) cfr. G.Israel: Chi sono i nemici della scienza? – Lindau, Torino 2008;
22) cfr. R.Steiner: Come ritrovare il Cristo – Antroposofica, Milano 1988;
23) M.Scaligero: Iside-Sophia. La Dea ignota – Mediterranee, Roma 1980, p. 14;
24) J.W.Goethe: op. cit., p. 3;
25) cfr. Il Gatto e la Volpe, 18 luglio 2009;
26) G.W.F.Hegel: Scienza della logica – Laterza, Roma-Bari 1974, vol. I, pp. 234-235;
27) R.Steiner: Conoscenza vivente della natura, pp.173-174;
28) R.Steiner: Antroposofia-Psicosofia-Pneumatosofia – Antroposofica, Milano 1991, p. 186;
29) cfr. Il cadavere vivente, 21 maggio 2003;
30) R.Steiner: La prova dell’anima – Antroposofica, Milano 1986, p. 191;
31) cfr. L’individuo libertario, 15 febbraio 2002;
32) cfr. M.Scaligero: Dallo Yoga alla Rosacroce – Perseo, Roma 1972;
33) cfr. K.Rahner-H.Vorgrimler: Dizionario di teologia – TEA, Milano 1994;
34) cfr. Noterella, 24 giugno 2008;
35) R.Steiner: I punti essenziali della questione sociale, p. 223.

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Di Lucio Russo
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