10/03/2017

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Scrive Steiner: “Nelle scienze naturali, i fatti sensibili preesistono come tali, e l’osservatore scienziato attribuisce alla attività psichica [al pensiero] un’importanza secondaria, in confronto al decorso dei fenomeni sensibili e ai loro rapporti. Colui che descrive i fenomeni soprasensibili deve invece metter in primo piano questa attività dell’anima; ché il lettore perviene ai fatti descritti solamente se riesce a svolgere egli stesso, in modo adeguato, tale attività. Questi fatti non si trovano davanti alla percezione umana anche senza un’attività animica, come quelli della scienza naturale (prima, però, che questi ultimi vengano compresi); è soltanto l’attività dell’anima che ne consente la percezione […] Per la scienza naturale, il “dimostrare” è qualcosa di estraneo, per così dire, ai fatti descritti. Per il pensiero scientifico-spirituale, invece, l’attività che, nella ricerca scientifica abituale, l’anima applica alla dimostrazione, si svolge già nella ricerca dei fenomeni. Non è possibile scoprirli, se non è già di per sé dimostrativa la via che ad essi conduce” (R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Laterza, Bari 1947, pp. 6-7).
Ebbene, immaginiamo che Tizio parli a Caio della città di Novosibirsk, che ha da poco visitato, e che Caio, incredulo, gli chieda di dimostrargli l’esistenza di tale città. L’unico modo che Tizio ha di dimostrargliela è di invitarlo ad andare a Novosibirsk: ossia, a mettersi in viaggio, per poterla vedere con i suoi occhi.
Solo la visione diretta, ossia la percezione, è “dimostrativa”: nel caso delle scienze naturali, la percezione delle realtà e dei fenomeni sensibili; nel caso della scienza spirituale, la percezione delle realtà e dei fenomeni soprasensibili.
Le scienze naturali partono dalla percezione sensibile (da un “fatto sensibile), salgono al pensiero (“estraneo ai fatti”), e poi riscendono, tramite la verifica sperimentale, alla percezione sensibile; la scienza spirituale parte invece dal pensiero (da un “fatto” extrasensibile) e sale alla percezione spirituale (soprasensibile). Non riscende dunque alla percezione, tornando indietro, bensì vi sale, andando avanti. E’ per questo che la “via” (l’attività dell’anima o il “viaggio” teorico-pratico) che conduce dal non-essere del pensiero ordinario alla percezione dell’essere del pensare e dei pensieri “è già di per sé dimostrativa” (esperienziale).

P.S.
– “Le cose del mondo sensibile vengono solo comprese da chi può anche vederle; in esso la comprensione deve seguire la percezione”, mentre “per la comprensione delle cose dei mondi spirituali, la comprensione precede la percezione” (R.Steiner: Dell’iniziazione – Antroposofica, Milano 1985, p. 107).
– “Un uomo, il quale si familiarizza per la via del puro pensiero con quanto la conoscenza soprasensibile ha da dirgli, non si trova affatto nelle medesime condizioni di colui che ascolta il racconto di un evento fisico, che egli stesso non può vedere. Poiché il pensare è già di per sé un’attività soprasensibile; se rivolto al sensibile, non può per se stesso condurre a processi soprasensibili; ma quando questo pensiero vien diretto verso i processi soprasensibili espostici dalla scienza occulta, allora per virtù propria esso s’innalza e penetra nel mondo soprasensibile. Anzi, una delle migliori vie per conseguire la percezione diretta delle regioni soprasensibili è quella d’innalzarsi col pensiero al mondo superiore, meditando su ciò che vien comunicato dalla scienza occulta […] Questa è la ragione per cui in questo libro verranno prima comunicati i fatti soprasensibili dell’evoluzione terrestre, e soltanto dopo si parlerà della via che conduce alla conoscenza superiore” (R.Steiner: La scienza occulta nelle sue linee generali – Laterza, Bari 1947, p. 90).
Dovrebbero far tesoro di queste parole quanti credono di dover invece anteporre la pratica interiore allo studio (l’esperienza alla comprensione).
Così dice, allo stesso proposito, Giovanni Colazza: “Dobbiamo lavorare da due lati: dall’esterno verso l’interno e dall’interno verso l’esterno; quel che abbiamo conosciuto intellettualmente deve incontrarsi con ciò che affiora nella nostra coscienza attraverso la meditazione. Non dobbiamo sforzarci di spiegarci quel che sorge in noi durante la meditazione, ma ottenere che i nostri pensieri divengano chiari da se stessi, si manifestino a noi, e questo avviene quando abbiamo preparato intellettualmente una forma in cui essi possano entrare. Così lo studio della Scienza dello Spirito si incontra con le forze interne che abbiamo sviluppato durante la meditazione e diventa realtà vivente” (G.Colazza: “Dell’iniziazione – Tilopa, Roma 1992, p. 25).

Di Lucio Russo
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