Due lettere delle Massime antroposofiche

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Vogliamo tornare a riflettere sulla lettera del 2 novembre 1924, intitolata: L’avvenire dell’umanità e l’attività di Michele (1) e su quella del 9 novembre 1924, intitolata: Come l’uomo sperimenta Michele-Cristo (2).
Partiamo dalla prima delle tre massime che concludono la prima lettera: “Il divino spirituale si afferma variamente nel cosmo attraverso le seguenti tappe: 1° – con la sua propria entità originaria; 2° – con la manifestazione di quell’entità; 3° – con l’effetto operante, quando l’entità si ritrae dalla manifestazione; 4° – con l’opera compiuta, quando nel parvente universo non c’è più il divino, bensì unicamente le sue forme” (3).
Consideriamo la “manifestazione”. Scrive Steiner: “L’uomo si trova di fronte ad un mondo che una volta era interamente entità divino-spirituale: entità divino-spirituale della quale egli stesso era parte. Allora, dunque, il mondo nel quale l’uomo viveva era entità divino-spirituale. A una tappa successiva dell’evoluzione non lo fu più. Il mondo divenne manifestazione cosmica del divino-spirituale, mentre l’entità di questa aleggiava dietro la manifestazione. Nella manifestazione, tuttavia, viveva e tramava l’entità. Già era venuto ad esistenza il mondo stellare” (4): cioè a dire, il mondo dei lògoi, degli archetipi, dei pensieri (non del pensare) o delle idee (il “regno delle Madri” di Goethe).
(Tra le meditazioni sui giorni della settimana, quella dedicata “al sabato per la domenica” recita: “Grande Spirito che tutto abbracci, molti archetipi germinarono dalla Tua vita [sull’antico-Sole], quando le mie forze vitali ancora non esistevano” [5].)
Nella logica hegeliana (6), il “mondo stellare” (germinato dal “Grande Spirito”) corrisponde al mondo degli “esseri determinati”, degli “esseri a sé”, delle “essenze” o delle “qualità”. “L’essere determinato – spiega Hegel – è l’essere con un determinato carattere, che è immediato, ossia è, semplicemente: la qualità […] Nell’essere determinato, la determinazione è una con l’essere, ed insieme, posta come negazione, è limite, è barriera” (7).
(L’essere determinato A, ad esempio, è, sia “uno con l’essere” [con l’essere di tutte le essenze], sia negazione tanto dell’essere indeterminato quanto dell’essere determinato B. Sul momento della negazione, preso a sé [quale “limite” o “barriera”], si fonda il principio aristotelico d’identità: se A è A, non è B; se B è B, non è A.)
Che “nell’essere determinato, la determinazione” sia “una con l’essere” è astratta (logica) espressione del fatto che nella manifestazione, come dice Steiner, “viveva e tramava l’entità”.
Alla seconda tappa dell’affermarsi nel cosmo dell’entità corrisponde dunque, nella logica hegeliana, la categoria della qualità.
Alla terza, quella dell’“effetto operante”, conseguente al fatto che “l’entità si ritrae dalla manifestazione” (che il Sole si ritrae dalla Luna-Terra), corrisponde invece, in germe, quella categoria della quantità che maturerà (dopo l’espulsione della Luna) nell’“opera compiuta” (sulla Terra). “La quantità – spiega Hegel – è il puro essere, in cui la determinazione è posta non più come una con l’essere stesso, ma come superata o indifferente” (8) (dal punto di vista della quantità, che si parli di due pere o di due mele è “indifferente”).
(“I tempi mutarono. Il mondo stellare cessò di portare in sé, immediatamente presente, l’attività divino-spirituale. Le stelle vivevano e si muovevano, continuando per forza d’inerzia l’attività che prima era in esse” [9].)
In una prima fase (spirituale), la “manifestazione”, inabitata dall’“Io sono”, è dunque animata (creatrice o, per dirla con Spinoza, natura naturans); in una seconda fase (cosmica), diviene invece, in quanto abbandonata dall’“Io sono”, dis-animata (creato o, per dirla sempre con Spinoza, natura naturata), e quindi “effetto operante”: ovvero, natura non più “creatrice”, ma “conservatrice”, (subentra “una dualità distinta tra il divino-spirituale e il cosmico”) (10).
(Nell’iniziazione [immaginazione] egizia, la prima fase è quella in cui Iside è unita a Osiride; la seconda, quella in cui Osiride è rapito a Iside. Gli iniziati di questa fase venivano detti “Figli della Vedova” [11].)
Quelli tuttora “operanti” (“funzionanti”) sono pertanto gli “effetti” postumi delle “cause” archetipiche o ideali poste in essere dall’entità divino-spirituale nel corso della sua seconda tappa evolutiva (antico-Sole). Questi “effetti”, in quanto invarianti e iterativi, vengono studiati e quantificati (misurati) dalla scienza naturale, che ne sancisce, con la legge di conservazione dell’energia, l’isterilita natura.
(“Nell’evoluzione del mondo giunge un’epoca in cui il cosmo non vive più della sua intelligenza presente, ma della sua intelligenza passata; e l’intelligenza presente è nella corrente dell’evoluzione umana” [12]. In uno dei commenti alle Massime antroposofiche pubblicati dal nostro “Osservatorio”, è detto [non proprio con le stesse parole]: s’immagini un mondo nel quale le stelle o le costellazioni si aggirino liberamente per l’universo, il Sole sorga e tramonti quando gli aggrada e le stagioni si avvicendino a capriccio. Se ne potrebbe fare scienza, così come la si è fatta finora? No, di certo. Si può infatti farla così soltanto perché il mondo si è a un certo punto “incantato” o “fissato”, solo perché si è sacrificato per noi. Per questo, abbiamo: nello spazio, l’“opera compiuta”, ossia la “terra-ferma” e non il “terre-moto”; nel tempo, l’“effetto operante”, ossia quella iterazione che fa dire alla Bibbia: “Nihil sub sole novum”[Ec 1,10]; nel mondo delle idee, [“infuse nel passato”] [13] la “manifestazione” congelata, ossia la regolarità, calcolabilità e prevedibilità delle cause o delle leggi.)
Perché tutto questo? Perché l’entità solare o divino-spirituale (l’“Io sono”), ritiratasi un tempo dalla “manifestazione”, potesse, dopo aver percorso “il periodo successivo della sua propria evoluzione” (14), tornare a unirsi all’uomo nella sfera dell’“opera compiuta” (della necessità, della legge, della morte), offrendogli così la possibilità di riscattare, quale libera e individuale “creatura-creatrice” (15), se stessa e il creato (“Io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me ed io in lui, questi porta molto frutto; perché senza di me non potete far niente” – Gv15,5).
(“In questo mondo solarmente divino, ma non viventemente divino, vive l’uomo […] Vive come essere compenetrato da Dio in un mondo non compenetrato da Dio” [16].)
In grazia del mistero del Golgota, l’uomo può dunque trasformare, muovendo dal presente (dall’Io inabitato dal Cristo), il passato nel futuro (la legge nell’amore): ovvero, la sfera dell’’“effetto operante” in quella della “coscienza immaginativa” (michaelita); la sfera della “manifestazione” in quella della “coscienza ispirata” (sofianica); la sfera (vetero-testamentaria) dell’“entità divino-spirituale” in quella della “coscienza intuitiva” (cristica).
Scrive Steiner: “L’umanità, evolvendosi, penetrerà in un’evoluzione universale. Il divino-spirituale da cui l’uomo proviene, come entità umana cosmicamente espandentesi, può pervadere di luce il cosmo che oramai esiste solo nell’immagine del divino-spirituale. Non sarà più la stessa entità che fu una volta come cosmo, quella che sorgerà così per opera dell’umanità. Attraversando il gradino dell’umanità, il divino-spirituale sperimenterà una esistenza che prima non manifestava” (17).
Dice il Cristo-Gesù: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono” (Gv 8, 58). L’“Io sono”, il Verbo o il Logos (l’entità divino-spirituale) che “si è fatto carne” dopo Abramo era dunque prima di Abramo (“In principio era il Verbo”), nonché prima dell’“opera compiuta” (fisica), dell’“effetto operante” (eterico) e della “manifestazione” (astrale) (18).
Scrive appunto Steiner: “Nel rapporto dell’uomo col mondo, entra un elemento divino che corrisponde a epoche precedenti ma che appare in tempi successivi. Che così avvenga è opera di Michele” (19).

Note:

1) R.Steiner: Massime antroposofiche – Antroposofica, Milano 1969, p. 85;
2) ibid., p. 90;
3) ibid., p. 89;
4) ibid., p. 85;
5) R.Steiner: Indicazioni per una scuola esoterica – Antroposofica, Milano 1999, p. 75;
6) cfr. La logica hegeliana e le gerarchie spirituali, 7 dicembre 2003. “Invero, si sarebbe portati a dire che quanto si sperimenta nella Logica di Hegel si lasci caratterizzare giustamente soltanto mediante la scienza dello spirito” (R.Steiner: L’elemento perenne della logica hegeliana ed il suo capovolgimento nel marxismo in GRAAL – Rivista di Scienza dello Spirito, marzo 1988, anno VI, n° 21, p. 25);
7) G.W.F.Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche – Laterza, Roma-Bari 1989, pp. 109-110;
8) ibid., p. 115;
9) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 85;
10) ibid., p. 86. Le conseguenze e le ragioni ultime della differenziazione tra queste due fasi di sviluppo della “manifestazione” sono esposte da Steiner nel ciclo di conferenze intitolato: L’evoluzione secondo verità (Antroposofica – Milano 2004);
11) cfr. R.Steiner: L’iniziazione di Zarathustra e di Ermete. Suono cosmico e Parola cosmica. I Figli della Vedova in Parsifal e Amfortas – Tilopa, Roma 1983;
12) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 81;
13) cfr. Massime antroposofiche 109/110/111 – 2°, 20 aprile 2012. “Tutta la natura odierna che abbracciamo con lo sguardo nella sua necessità fu un tempo libera, fu azione libera di esseri divini. E solo perché è passato ci appare necessario ciò che si era evoluto su Saturno, Sole, Luna e che ci fu tramandato. Come in noi continuano ad agire i pensieri della nostra fanciullezza, così sulla Terra continuano ad agire i pensieri pensati dagli esseri divini su Saturno, Sole, Luna; e noi li percepiamo come necessità, perché sono pensieri appartenenti al passato” (R.Steiner: Necessità e libertà nella storia e nell’attività umana – Antroposofica, Milano 1979, p. 46);
14) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 82;
15) cfr. L’uomo da creatura a creatore, 1 marzo 2004;
16) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 87;
17) ibid., p. 87;
18) ciò dovrebbe valere, su un altro piano, anche per quelle che la scienza chiama “proprietà emergenti”: ossia per quelle proprietà che “emergono – come scrive Boncinelli – solo a un certo livello di aggregazione, mentre sono assenti nei precedenti” (E.Boncinelli: Il cervello, la mente e l’anima – Mondadori, Milano 2000, p. 21). In realtà, può visibilmente emergere “a-posteriori” solo ciò ch’è invisibilmente presente “a-priori”;
19) R.Steiner: Massime antroposofiche, p. 86.

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Di Lucio Russo
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