Della “rinuncia creativa” (2)

D

L’attività di questo elemento astrale viene trasmessa anche attraverso le forze lunari che permangono esse pure dallo stadio precedente della terra. Nel regno animale abbiamo dunque il risultato di impulsi che nello stadio precedente della terra si manifestavano esteriormente come natura, mentre nell’epoca cosmica attuale si sono ritirati nel mondo dello spirito che compenetra attivamente la terra. Ora, alla veggenza spirituale si palesa il fatto che nel mondo animale, per il permearsi del corpo fisico e di quello eterico con il corpo astrale, importano soltanto le forze astrali conservatesi da epoche anteriori nell’elemento terrestre presente. Ma una volta che l’animale possiede il suo corpo astrale, in quest’ultimo divengono attivi gli impulsi solari. Le forze solari non possono dare all’animale nulla di astrale; dopo che l’astrale è però entrato nell’animale, devono provvedere alla crescita, alla nutrizione, e così via”.

Questo punto è della massima importanza. Sapete che Steiner, nella Scienza occulta, parla delle evoluzioni dell’antico-Saturno, dell’antico-Sole, dell’antica-Luna e della Terra, mettendole rispettivamente in rapporto con gli elementi del fuoco, dell’aria, dell’acqua, e della terra; e sapete che di questi stessi processi parla pure in Evoluzione secondo verità.
Perché “secondo verità”? Perché la “verità” di ognuno di tali elementi ha natura animico-spirituale. Nella Scienza occulta, ogni evoluzione planetaria viene collegata a un elemento, mentre, in Evoluzione secondo verità, ogni elemento viene collegato, al di là della “soglia”, a un contenuto animico-spirituale: il fuoco al “sacrificio”; l’aria alla “virtù elargitrice” (alla grazia); l’acqua alla “rinuncia creativa” e alla “nostalgia”; la terra alla “morte”.
I contenuti più difficili da intendere, in genere, sono quelli della “rinuncia creativa” e della “morte”.
Proviamo allora a chiarirci le idee, soprattutto riguardo al primo. Tempo fa ho ricevuto la lettera di un amico che mi diceva, riferendosi alle Massime di cui ci stiamo occupando, di non riuscire a capire come le entità creatrici possano essere incantate o imprigionate nella natura, quasi che questa avesse carattere deterministico e iterativo, e non fosse incessantemente sorretta, vivificata e rinnovata da tali entità.
E’ difficile effettivamente capirlo se non si ha presente quanto è accaduto nel passaggio dall’antico-Sole all’antica-Luna: se non si ha presente, cioè, ch’è solo in virtù di quanto è successo nel corso di tale passaggio che godiamo della nostra libertà (mors tua, libertas mea).
Al riguardo, in un articolo pubblicato dall’“Osservatorio”, mi sono così espresso: “S’immagini un mondo nel quale le stelle o le costellazioni si aggirino liberamente per l’universo, il Sole sorga e tramonti quando gli aggrada e le stagioni si avvicendino a capriccio. Se ne potrebbe fare scienza, così come la si è fatta finora? No, di certo. Si può infatti farla così soltanto perché il mondo si è a un certo punto “incantato” o “fissato”, solo perché si è sacrificato per noi. Per questo, abbiamo: nello spazio, l’“opera compiuta”, ossia la “terra-ferma” e non il “terre-moto”; nel tempo, l’“effetto operante”, ossia quella iterazione che fa dire alla Bibbia: “Nihil sub sole novum” (Ec 1,10); nel mondo delle idee, (“infuse nel passato”) la “manifestazione” congelata, ossia la regolarità, calcolabilità e prevedibilità delle cause o delle leggi” (perdonate l’autocitazione).
Sappiamo, grazie non solo alla Scienza occulta, che in una certa fase dell’evoluzione planetaria il Sole si è separato dalla Luna-Terra. Si può però capire il perché di tale separazione solo se si ha chiaro che l’antico-Sole è l’Entità creatrice, il Creatore (“Il Verbo creatore del tuo Essere”, dice Steiner del Figlio, rivolgendosi al Padre), solo se si ha chiaro, cioè, che con l’incarnarsi del Lògos, nel momento del battesimo nel Giordano, riappare e s’incarna l’antico-Sole (“Si può così sentire – afferma Steiner – che sulla terra riappare l’essenza dell’antico sole”).
Pensate, per fare un banale esempio, a un pittore: finché dipinge può modificare ad libitum il dipinto, ma nel momento in cui lo congeda il quadro resta quello che è (“opera compiuta”), giacché la libertà del creare si è mutata nella legge del creato.
Un analogo congedo si verifica nel momento in cui la “manifestazione” (solare), dapprima creatrice (in quanto inabitata dall’“Entità divino-spirituale”), si trasforma in “effetto operante” (lunare), cioè a dire nell’agire necessario e ripetitivo dei lògoi creati. A causa del distacco dell’antico-Sole dalla Luna-Terra la natura cessa insomma di essere, come direbbe Spinoza, “natura naturans” e diventa “natura naturata”. Da questo stesso momento, l’entità solare creatrice prende ad attendere il momento d’incarnarsi nell’uomo Gesù, per divenire lo spirito della Terra.
Il Lògos, che s’incarna nell’uomo Gesù, rendendolo il Cristo-Gesù, fu dunque il reggente dell’antico-Sole. Durante quella fase evolutiva, fummo quindi in Lui, nell’“Io-sono”. Ciò spiega a sufficienza il perché l’antica-Luna venga messa in rapporto, da Steiner, con la nostalgia. Abbiamo perduto il Lògos o l’antico-Sole e ne abbiamo inconscia, profonda e struggente nostalgia.
La separazione dell’antico-Sole dalla Luna-Terra costituisce il più alto esempio di rinuncia creativa.
Steiner la esemplifica con il mancato sacrificio di Isacco (e con il rapporto tra il Cristo-Gesù e Giuda). Abramo era pronto a sacrificarlo, ma Isacco viene all’ultimo momento risparmiato. Se non fosse stato risparmiato non ci sarebbe stata quindi l’evoluzione del popolo ebraico (Abramo, Isacco, Giacobbe,…), e se non ci fosse stata quella del popolo ebraico non ci sarebbe stata neppure l’evoluzione cristiana, dal momento che il Cristo si è incarnato nell’ebreo Gesù.
Grazie a tale rinuncia è venuta dunque al mondo la realtà saggia, ma eteronoma, delle leggi, una realtà che ha la possibilità di essere trasformata, in grazia dell’incarnazione del Lògos, in quella della libertà e dell’amore (“Non pensate che io sia venuto per abolire la legge e i Profeti, non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” – Mt 5,17).
Una volta, assistendo alla rappresentazione di un’opera della tetralogia wagneriana, La Walkiria, rimasi molto colpito dal dolore espresso da Wotan per il fatto di non essere in grado di creare nulla che fosse indipendente da lui, cioè libero (“Ah, il disgusto di trovar sempre me in ogni cosa”; “So solo creare dei servi! ”).
I minerali, i vegetali e gli animali sono in effetti “servi”. Per tutti loro, l’abbiamo detto, l’essere è un “dover-essere”, non libertà. Solo l’uomo, come afferma Steiner nell’ultima delle conferenze di Evoluzione secondo verità, dedicata alla Terra, può essere libero, perché è penetrato nella sfera della morte. Nella stessa conferenza, Steiner spiega infatti che sulla Terra tutto è maya (apparenza) tranne la morte (“la morte è l’esclusione di una sostanza cosmica, di un’entità cosmica, dal suo vero senso”; potremmo anche dire, volendo, dalla sua essenza o qualità). Proprio perché questa sfera è reale, è stato possibile all’uomo, penetrandovi, non solo di sottrarsi, ma anche di opporsi (mediante il “male”, come esemplificato da Giuda) al governo del mondo spirituale, e di approdare così a quella libertà che uso chiamare, come sapete, libertà “da”, poiché è appunto libertà “dallo” spirito (“Per amore della libertà – dice Steiner – gli dèi dovettero permettere che nel mondo entrasse il male, e di contro dovettero tenere per sé il potere di ricondurre il male al bene”). La libertà “da” attende di essere trasformata, da ciascuno di noi (con l’aiuto appunto degli dèi), in libertà “per” lo spirito, e quindi in amore.
Riassumendo: nel passaggio dall’antico-Sole all’antica Luna comincia un’evoluzione (a prima vista, un’involuzione) che è, in un primo tempo e con il concorso delle entità luciferiche, quella lunare dell’“effetto operante” (paragonabile, in qualche modo, alla “natura creata e non creante” di Scoto Eriugena) e, in un secondo tempo e con il concorso delle entità arimaniche, quella terrestre dell’“opera compiuta” (del regno della quantità).
Sarà bene ricordare, a questo proposito, che Lucifero fugge la morte, mentre Arimane fugge la rinascita. Il suo è il regno della morte, e cerca perciò di trattenerci quanto più può al suo interno. Quello di Lucifero, all’opposto, è il regno della vita, ma nel senso pagano o paganeggiante di quella naturale. Solo quello del Cristo-Gesù è il regno anti-luciferico della morte e anti-arimanico della resurrezione.
Non facciamoci dunque illusioni, il problema, oggi, è rinascere, e far rinascere con noi la natura. Solo il Cristo può però permettercelo, a patto che si faccia fino in fondo tesoro del Suo dono (si potrebbe anche dire: a patto che si passi dal dover-essere del restante organismo, attraverso il non-essere della testa, al voler-essere di tutto l’uomo, cioè dell’Io o dello spirito).
Apro adesso una breve parentesi per parlare, in rapporto al nostro tema, della “positività”. Mi avete sentito più volte dire che il modo migliore di esercitarla è di cercare di capire in che cosa hanno ragione quelli che hanno torto. Il torto, infatti, non è che un frammento di verità, un frammento spacciato però per l’intero. Solo chi fosse capace di riunirlo a tutti gli altri, ricomporrebbe la realtà, dal momento che questa è l’insieme di tutte le verità. Dice Scaligero: “Le verità sono tante, la realtà è una”.
Ricordate questo passo di Boncinelli (Il cervello, la mente e l’anima)? Ve lo rileggo: “Il codice genetico si è instaurato per caso, ma si è mantenuto praticamente inalterato attraverso milioni di generazioni, perché la pressione selettiva non ha mai permesso la sopravvivenza di entità biologiche che tentassero di utilizzarne uno diverso. Questo non perché un codice diverso sarebbe stato peggiore, ma perché semplicemente troppe cose sarebbero dovute cambiare contemporaneamente al codice genetico affinché l’organismo potesse sopravvivere. Si è trattato di un vero e proprio incidente congelato, di una combinazione particolare, né migliore né peggiore di altre, che ha attecchito subito e i cui effetti si sono proiettati nei secoli. Molto probabilmente la vita avrebbe potuto avere un suo corso anche con un codice genetico diverso”.
Ebbene, domandiamoci: l’idea dell’“incidente congelato” è del tutto campata in aria, o riflette una qualche realtà? Non è del tutto campata in aria, giacché riflette (s’intende, a suo modo) quanto è avvenuto nel momento in cui l’Entità creatrice (il Lògos) si è ritirata dalla “manifestazione” (dai lògoi), così che questa potesse trasformarsi in un’“astralità congelata”. Non si è trattato però di un “incidente”, ma di un evento rientrante a pieno titolo nel piano della creazione divina.
Facciamo un altro esempio. Per farlo, dobbiamo rileggere queste righe: “Le forze solari non possono dare all’animale nulla di astrale; dopo che l’astrale è però entrato nell’animale, devono provvedere alla crescita, alla nutrizione, e così via”.
Pensate a James Hillmann, il celebre psicanalista eterodosso junghiano. Qual è uno dei suoi temi preferiti? E’ noto: quello del “fare anima”. Giusto intento! Peccato, però, che siano solo vuote parole. Se si conoscesse davvero l’essere umano, si saprebbe infatti che si può “fare anima” soltanto andando al di là dell’astrale ricevuto alla nascita. Noi non siamo costretti, come gli animali, a utilizzare unicamente le forze astrali ereditate; ne siamo anche noi portatori, ma possiamo superare i loro limiti grazie alle forze solari.
Ho detto, altre volte, che Arimane inventa anche dei proverbi. Uno è questo: “Chi nasce quadro non può morire tondo”. Bisognerebbe rispondergli: “Come si spiega, allora, che chi nasce Saulo può morire Paolo?”. Chi nasce Saulo può morire Paolo perché è cambiato, perché è diventato un altro (perché ha realmente “fatto anima”), non in virtù delle forze lunari ereditate, ma in grazia dell’esperienza di Damasco, cioè in grazia dell’incontro col Cristo. Diventare un altro uomo vuol dire trasformare la psiche ordinaria in vera e propria anima. Il mondo umano ha questa possibilità, mentre il mondo animale, in quanto prigioniero delle antiche forze lunari, è un mondo “congelato” e di dolore che attende di essere liberato e redento dall’uomo. Dobbiamo nutrire compassione per il mondo animale, perché è un mondo di assoluta sofferenza.
Duole dirlo, ma di fronte alla tragedia umana, che si va sempre più manifestando e consumando, il “fare anima”, se superficiale, ludico o salottiero, risulta invero irresponsabile (…e pensare che Hillmann ha dato a uno dei suoi libri questo titolo: Cento anni di psicoterapia e il mondo va sempre peggio).

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Di Lucio Russo
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