Lucciole e lanterne

L

R.Steiner: “Nei fatti della scienza moderna si trovano prove per la scienza dello spirito, mentre le teorie non portano alla scienza dello spirito, anzi ne allontanano” (1).

Lucciole e lanterne

Nei Dialoghi sulla libertà (3) (2), abbiamo scritto: “I concetti passano inosservati perché vengono inconsciamente identificati con le cose. Si dice, ad esempio: “Vedo una sedia”, e si crede, così dicendo, che siano gli occhi a vederla. Se si fosse coscienti di quel che si fa, si direbbe invece: “I miei occhi ricevono degli stimoli che penso come “sedia”” (…) Non ci si rende conto che la “sedia” è un concetto, e non una cosa (…) Senza tale concetto, ci si potrebbe sedere ovunque, tranne che su una sedia. Nessuno l’avrebbe infatti costruita se prima non l’avesse ideata” (“Il legno – dice Hegel – non è in grado di realizzare un letto, né il metallo una statua”).
Ebbene, se gli odierni neuroscienziati pensassero nel giusto modo i dati che emergono dalle loro ricerche, si confermerebbe che la sedia è un concetto, e non una cosa: si confermerebbe, cioè, che il percetto (il contenuto della percezione) è il concetto sconosciuto e che il concetto è il percetto conosciuto.
(Dice ancora Hegel: “Non è colpa dell’oggetto della logica, se questa par vuota, ma solo della maniera come quell’oggetto viene inteso” [3].)
Consideriamo la sensazione. Edoardo Boncinelli afferma che sono “un paio di regioni della corteccia cerebrale” a integrare “i vari segnali” e a darci “il sapore della pesca, dell’albicocca o di qualsiasi altra cosa si stia mangiando o assaggiando”; e aggiunge: “Qui si passa da una serie di eccitazioni nervose, che possiamo chiamare collettivamente un neurostato, a una sensazione di origine centrale, che possiamo chiamare uno psicostato. Per essere più precisi abbiamo un primo neurostato a livello del nucleo solitario, un secondo neurostato a livello del nucleo talamico e un terzo neurostato a livello della corteccia. In quest’ultima sede, magicamente, al neurostato corticale viene associato uno psicostato. Non siamo in grado per il momento di comprendere quello che succede nell’ultimo passaggio, che per altro non potrà essere di natura puramente biologica, ma possiamo rivolgere la nostra attenzione alle relazioni fra i tre neurostati che lo precedono e che lo hanno causato” (4).
Se quello che succede nell’ultimo passaggio “non potrà essere di natura puramente biologica”, di quale natura sarà allora? Se non si fosse condizionati dal materialismo, non ci vorrebbe molto a capire che si tratta del passaggio dal corpo all’anima, e che lo psicostato non è che una metamorfosi ascendente del neurostato. Come la crisalide non è che un momento del divenire della farfalla, così il neurostato non è che un momento del divenire dello psicostato. Non occorre quindi rivolgere l’attenzione “alle relazioni fra i tre neurostati che lo precedono”, giacché questi non “causano” lo psicostato, bensì ne preparano l’apparizione, così come il bruco e la crisalide preparano quella della farfalla.
Scrive ancora: “Quello che ci si aspetta dalle neuroscienze e dalle scienze cognitive, come da ogni approccio di tipo scientifico ai problemi della mente, non è tanto l’affermazione che le rappresentazioni esistano o non esistano, quanto una caratterizzazione delle loro proprietà e del loro ruolo nelle attività cerebrali. E questa caratterizzazione è secondo noi ancora largamente al di là da venire. Ogni singola rappresentazione, alla stessa stregua di ogni singolo stato d’animo, sembra proprio incarnare quello che (…) abbiamo chiamato uno psicostato, cioè uno stato della mente. Questo stato non è per niente facile da definire e si contrappone a un neurostato che è invece concretamente costituito da un complesso discreto di livelli di eccitazione nervosa, che viaggiano insieme dai sensi al cervello o che circolano tra le varie regioni del cervello stesso” (5).
Una cosa, dunque, è la “rappresentazione”, altra lo “psicostato” o lo “stato della mente” che la rappresentazione sembra “incarnare” e che “non è per niente facile da definire”. Ma per quale ragione “non è per niente facile da definire”? Perché si pensa in modo statico e meccanico (al fine di definire le “cose”), e non in modo dinamico e vivente (al fine di seguire i “processi”).
La rappresentazione, dice Boncinelli, “sembra proprio incarnare quello che (…) abbiamo chiamato uno psicostato, cioè uno stato della mente”. “Le rappresentazioni in genere – afferma invece Hegel – possono essere considerate come metafore dei pensieri e concetti” (6).
(Scrive Steiner: “La rappresentazione non è altro che un’intuizione riferita a una determinata percezione, un concetto che una volta si è legato con una percezione e che è rimasto connesso con quella (…) La rappresentazione è cioè un concetto individualizzato” [7].)
Ignorando che la rappresentazione (psichica o animica) è frutto dell’incontro di una percezione (corporea) con un concetto (spirituale), Boncinelli chiama “psicostato” quello che Hegel chiama invece “concetto”.
Come si vede, ai neuroscienziati che si figurano un dualismo tra il corpo e la mente non giova affatto ignorare o disdegnare la finezza, il rigore e la dinamicità del pensiero di Hegel, nonché la vitalità, la profondità e la concretezza di quello che anima la scienza dello spirito di Steiner.
(Croce: “Dico la verità: se io, filosofo, fossi in condizioni di dualismo, mi vergognerei e starei zitto”.)
Scrive Hegel: “In tempi moderni, a nessun concetto è andata così male come al concetto stesso, al concetto in sé e per sé” (8).
Lo dimostra il fatto che le “lucciole” dei concetti sono state prese da Boncinelli per le “lanterne” degli psicostati e da John Eccles per le “lanterne” degli psiconi (9). Il primo è così approdato a un ipotetico “associazionismo” (magico!) tra neurostati e psicostati e il secondo (con l’avallo di Karl Popper) (10) a un dichiarato “dualismo interazionista” tra dendroni e psiconi,.
Fatto si è che per non cadere nel dualismo si dovrebbe realizzare che ciò ch’è oscuro nell’imput sensoriale e nell’impulso nervoso, albeggia nella sensazione, s’illumina nel concetto, e perviene infine alla coscienza (ordinaria) in forma di rappresentazione: si dovrebbe realizzare, in breve, che ciò ch’è implicito nel dendrone o nel neurostato si esplicita (divenendo) nello psicone o nello psicostato.
Scrive ancora Boncinelli: “Questa formulazione del problema non lascia adito a dubbi sulla corrispondenza numerica fra neurostati e psicostati. Non si tratta di una corrispondenza biunivoca, cioè di uno-a-uno, ma di una corrispondenza univoca, di molti-a-uno nella direzione che va dai neurostati agli psicostati. In un determinato individuo e in un determinato momento, a un neurostato corrisponde uno psicostato, ma lo stesso psicostato può corrispondere a molti, o moltissimi, neurostati diversi” (11).
Proprio questa, guarda caso, è però la corrispondenza (“univoca”) tra un concetto e le sue rappresentazioni. Si prenda, ad esempio, il concetto di “triangolo”. A causa dell’individualità (singolarità) del proprio apparato neurosensoriale (del proprio neurostato), ciascuno si farà, di questo solo concetto (di questo solo psicostato) una diversa rappresentazione (tot capita, quot sententiae). Andando dal cervello al concetto la corrispondenza sarà perciò di “molti-a-uno”, andando dal concetto al cervello sarà viceversa di “uno-a-molti”.

Note:

01) R.Steiner: Gerarchie spirituali e loro riflesso nel mondo fisico. Zodiaco-Pianeti-Cosmo – Antroposofica, Milano 1995, p. 168;
02) cfr. Dialoghi sulla libertà (3) , 25 aprile 2009;
03) G.W.F.Hegel: Scienza della logica – Laterza, Roma-Bari 1974, vol. 1°, p. 29;
04) E.Boncinelli: Il cervello, la mente e l’anima – Mondadori, Milano 2000, p. 112. Ci siamo occupati di questo libro in Il cervello, la mente e l’anima, 12 dicembre 2001;
05) ibid., p. 234;
06) G.W.F.Hegel: Enciclopedia delle scienze filosofiche – Laterza, Roma-Bari 1989, p. 6;
07) R.Steiner: La filosofia della libertà – Mondadori, Milano 1998, p. 95;
08) G.W.F.Hegel: Estetica – Einaudi, Torino 1997, vol.1°, p.107;
09) cfr. J.Eccles: Come l’io controlla il suo cervello – Rizzoli, Milano 1994;
10) cfr. La società: “aperta”, ma non troppo, 17 agosto 2002;
11) E.Boncinelli: op. cit., p. 235.

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Di Lucio Russo
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